La crisi morde i cittadini ed allontana sempre di più la speranza della serenità nei giovani.

Il tutto è addebitabile, secondo molti all’euro, anche se la crisi italiana nasce da molto lontano. Dall’incertezza di molti governi che non sono stati in grado di fare adeguatamente fronte alle emergenze derivanti dallo sviluppo delle nuove tecnologie e da un industria che non si è saputa adeguare ai nuovi standard internazionali.

Ed ecco che ora è irrimediabilmente iniziata la dura fase della deindustrializzazione alla quale non siamo in grado di fare fronte e davanti a tutto ciò la crisi si aggrava con una disoccupazione che raggiunge limiti insopportabili.

Dobbiamo reagire con acume politico ma soprattutto in termini di pianificazione sul territorio. Ciò vuol dire che dobbiamo ritornare alle origini, valorizzando le risorse insite sul territorio: il turismo, l’ambiente, i musei, i castelli, le aree archeologiche e i monumenti. Risorse che da sole possono realisticamente compensare la perdita di competitività industriale.

E così, con gli sport all’aperto, le escursioni nella natura, i corsi d’arte, le scuole di lingua, gli stage musicali, la scoperta dell’enogastronomia tra borghi, castelli, botteghe ed artigianato e tutte quelle manifestazioni capaci di rivelarci attività produttive, possiamo riappropriarci di nuovi mezzi per ridare forza e competitività al prodotto italiano.

Un'offerta che può bloccare l’inarrestabile deflusso lavorativo, consentendo la rinascita di un nuovo tessuto produttivo, in una sintesi tra le migliori esperienze di saperi, cultura e solidarietà.

Ovviamente è necessario che il Governo adotti politiche razionali tese non all’austerità, ma allo sviluppo.

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